di Riccardo Pardini*

La mediazione familiare è un intervento che ha un’identità definita e caratteristiche molto precise. Se ne parla sempre di più e la sua diffusione è progressivamente aumentata negli anni. È importante ricordare, però, che non si pratica/è praticabile quando è in atto un maltrattamento familiare (sia esso provato o anche solo sospettato) e, in generale, quando la presenza congiunta dei genitori nella stanza di mediazione può dar corso a dinamiche di aggressione o vittimizzazione, siano esse esplicite o ai limiti della percezione/velate.

In ogni caso essa rappresenta un potente e prezioso dispositivo di prevenzione del rischio e di riduzione del danno ed è capace di agire prima della comparsa di possibili fatiche critiche nei figli quando imperversa la crisi separativa.

Per quanto concerne gli effetti sugli adulti protagonisti del percorso, essa favorisce la prevenzione della degenerazione di situazioni di conflitto e crisi familiare anche grazie alla possibilità di rendere possibile una trasformazione dei genitori coinvolti. Questo potenziale di cambiamento è quello che potremmo definire “il potere di cura” della mediazione che pur non è e non vuole essere un intervento di terapia.

Incontro dopo incontro si attivano riflessioni e pensieri che consentono la crescita, il cambiamento e l’evoluzione degli adulti coinvolti e a tutela dei più piccoli.

Un percorso attraverso il quale non solo si possono concordare azioni e pratiche ma anche imparare a vedere le cose con un altro sguardo. Imparare ad essere genitori diversi.

Trovarsi nello stesso spazio, guidati in una comunicazione più diretta e funzionante consente ai genitori non solo di raggiungere accordi per la gestione dei figli nella separazione ma anche di ristabilire un clima di fiducia che stemperi la paura della perdita. Questo permette loro d’iniziare a mitigare il senso di colpa e di fallimento, superare l’isolamento e organizzare i tempi e le routine della vita quotidiana magari arrivando a ritagliare nuovi spazi tutti per sé, per un nuovo lavoro e una nuova vita affettiva, nuovi legami e nuove prospettive.

La mediazione familiare non è dunque un semplice dispositivo di prevenzione del rischio e di riduzione del danno sui figli e la famiglia ma, potenzialmente, un’opportunità di crescita personale. Un volano per la diffusione generale di una nuova cultura della democrazia e del confronto. Un’esperienza delicata ma potente in grado di restituire ai genitori impegnati nel conflitto la possibilità d’autodeterminarsi e di continuare ad occuparsi dei figli con uno sguardo rivolto al proprio futuro.

Perché tra i diritti dei bambini c’è anche quello di avere una relazione fluida con genitori sereni (quanto basta) perché in cammino verso una nuova vita; una storia comune che tenga assieme legami passati e nuovi affetti, vecchie consuetudini e rinnovati investimenti su di sé.

 


* Riccardo Pardini, Pedagogista, Mediatore Familiare, Didatta e Formatore.
Professionista e Didatta Accreditato S.I.Me.F. (Società Italiana di Mediatori Familiari).

Supervisore e Referente Servizio di Mediazione Familiare CTIF Milano.