di Daniela Usai*

All’inizio di ogni nuovo anno scolastico, per le situazioni che lo richiedono, è necessario porre l’attenzione alla predisposizione e/o aggiornamento del Piano Didattico Personalizzato, conosciuto e citato solitamente con il suo acronimo “PDP”.

Che cosa è il PDP?

La sigla PDP indica il Piano Didattico Personalizzato, strumento che consente alla scuola, alle famiglie e agli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o Bisogni Educativi Speciali (BES) di personalizzare, monitorare e raggiungere le competenze specifiche previste al termine di ogni anno scolastico. È quindi un contratto tra famiglia e scuola per organizzare un percorso mirato nel quale vengono soprattutto definiti gli strumenti compensativi e dispensativi che aiutano alla realizzazione del successo scolastico degli studenti. Per ciascuna materia devono infatti essere individuati quali misure dispensative e strumenti compensativi più efficaci per consentire agli studenti il raggiungimento degli obiettivi alla pari dei compagni.

È importante ricordare che i bambini o ragazzi con DSA hanno capacità cognitive nella norma ma esprimono una difficoltà ad apprendere attraverso i “normali” metodi e strumenti, risulta quindi fondamentale sostenerli nel percorso di studio, tenendo conto delle loro potenzialità e dei loro tempi.

Perché fare il PDP?

Innanzitutto, perché lo dice la Legge.

La legge 170/2010 indica infatti che gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento – DSA o altri Bisogni Educativi Speciali – BES, possono beneficiare di misure educative e didattiche di supporto, di una didattica individualizzata e personalizzata, progettata tenendo conto delle difficoltà e dei punti di forza del singolo alunno, che rispettino il suo modo di imparare e garantiscano il suo diritto allo studio e all’apprendimento.

Il Decreto Ministeriale 5669 del 2011 stabilisce inoltre che la scuola garantisce gli interventi per gli studenti con DSA “anche attraverso la redazione di un Piano didattico personalizzato, con l’indicazione degli strumenti compensativi e delle misure dispensative adottate”.

Le Linee Guida 2011 (parte del Decreto Ministeriale 5669) “per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento” forniscono le indicazioni fondamentali “per realizzare interventi didattici individualizzati e personalizzati, nonché per utilizzare gli strumenti compensativi e per applicare le misure dispensative” che vanno quindi indicati nel PDP.

Oltre l’osservanza delle normative, possiamo affermare che il PDP è: uno strumento importante per monitorare il percorso scolastico degli studenti; un documento ufficiale; in caso di diagnosi, un documento vincolante in sede di esami di stato o passaggio da un ordine di scuola all’altro. L’obiettivo è sempre garantire pari opportunità e pari diritto allo studio per ogni persona.

Chi lo redige?

Il primo responsabile della redazione del PDP è il consiglio di classe dello studente.

Nella stesura, oltre al team dei docenti, risultano coinvolti anche la famiglia e se utile anche gli esperti esterni con l’obiettivo di fornire tutte le informazioni e gli elementi necessari a renderlo più completo e utile possibile.

Quando parliamo di famiglia, includiamo anche lo studente stesso che deve conoscere e capire cosa può fare la scuola per le sue necessità e fornire anche il suo punto di vista: lo studente ha un ruolo attivo anche nella decisione di adottare uno strumento compensativo del quale capisce e conosce l’importanza ma che, per esempio, in un momento particolare della sua vita scolastica ancora non ritiene di usare in classe nel confronto con i compagni.

È importante che gli studenti sappiano cosa accade attorno a loro per non subire le decisioni prese per lui da tutte le figure coinvolte nella sua formazione e percorso scolastico.

L’equipe che ha certificato il DSA elenca nella relazione di valutazione le misure dispensative e gli strumenti compensativi ritenuti necessari per lo studente e che possono essere inseriti nel PDP.

Al termine della stesura il Piano deve essere controfirmato, e dunque approvato, dal consiglio di classe, dalla famiglia dello studente e dallo studente stesso.

Quali sono i tempi?

Il PDP viene redatto all’inizio di ogni anno scolastico ed è consegnato alla famiglia entro i primi tre mesi. Può essere redatto anche durante l’anno scolastico in caso di nuova diagnosi o di motivazioni definite dal team dei Docenti o dal Consiglio di Classe.

Nel caso dei DSA, c’è un vero e proprio obbligo di redazione del PDP.

Parzialmente diverso, invece, è il trattamento previsto per i ragazzi con bisogni educativi specifici (BES). In questa circostanza non c’è un obbligo di PDP, ma solo una facoltà. La valutazione è rimessa agli insegnanti che, alla luce delle necessità particolari dell’alunno, decidono se redigere o meno il documento.

È un documento “dinamico”: può essere modificato e aggiornato durante l’anno scolastico con nuove informazioni. Gli insegnanti o i professionisti possono osservare infatti dei cambiamenti: acquisizione di maggiore autonomia oppure necessità di cambiare gli strumenti compensativi e misure dispensative. L’obiettivo è sempre quello di permettere agli alunni di esprimere al meglio le proprie capacità e potenzialità.

Cosa contiene?

L’esigenza di calibrare il piano didattico personalizzato sulle reali esigenze dell’alunno coinvolto comporta l’impossibilità di determinare a priori, in maniera rigida, i suoi contenuti. Per questo motivo, è possibile soltanto identificare dei “requisiti minimi”, ovvero delle informazioni che devono essere necessariamente inserite nel documento. I contenuti che devono essere presenti sono:

  • Dati generali: riguardanti l’alunno, la famiglia, la diagnosi e gli eventuali interventi già realizzati;
  • Valutazione iniziale delle abilità dell’alunno;
  • Valutazione del comportamento dello studente nei vari contesti in cui è inserito;
  • Caratteristiche del processo di apprendimento;
  • Tecniche di studio utilizzate dal ragazzo;
  • Obiettivi specifici di apprendimento (eventualmente diversi da quelli della classe di appartenenza);
  • Strategie, metodologie e attività didattiche;
  • Misure dispensative e strumenti compensativi;
  • Criteri e modalità di verifica e valutazione;
  • Patto con la famiglia.

Come sopra citato, trattandosi di un piano che deve seguire passo dopo passo la crescita, può e deve essere modificato nel corso dell’anno, ogni volta che se ne rileva l’esigenza.

Cosa fare se non viene rispettato?

A volte purtroppo capita che la scuola non rispetti le indicazioni del PDP. È importante in questo caso ricordare che il PDP è previsto dalla legge.

La famiglia che ha consegnato e protocollato la diagnosi di DSA ha diritto e dovere di sollecitare la redazione del PDP se questo non viene redatto entro i tre mesi previsti per legge. In qualsiasi momento dell’anno rispetto alla consegna della diagnosi la famiglia può rivolgersi al coordinatore di classe, al referente DSA e, se è il caso, anche al dirigente scolastico per chiedere la redazione del PDP.

L’intento non è quello di confliggere con l’istituto scolastico ma di supportare i bambini e i ragazzi verso le migliori condizioni possibili al raggiungimento del proprio successo scolastico.

 


* Daniela Usai, Psicologa e Psicoterapeuta, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia, n. 12721.
Specializzata in psicodinamica dell’età evolutiva, da anni lavora con i bambini, i ragazzi e le loro famiglie, in percorsi di supporto e accompagnamento alla crescita.
Si occupa di disturbi dell’apprendimento specifici e non, in stretta connessione con gli Istituti Scolastici e le reti multidisciplinari.
Formatrice, da anni si occupa di servizi di welfare per le persone e le famiglie in collaborazione con Enti Istituzionali e Privati.