I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) rappresentano la principale causa di difficoltà scolastiche e di abbandono della scuola e, secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), interessano 254.600 bambini, pari al 2,94% della popolazione scolastica (dati riferiti all’anno scolastico 2016-17).
Riconoscere e diagnosticare i DSA e intervenire efficacemente significa creare interventi personalizzati e adeguati alle caratteristiche individuali dello studente e al percorso di studi, che favoriscano e garantiscano l’apprendimento. L’obiettivo è rendere lo studente autonomo o il più autonomo possibile, con tutti i benefici in termini di successo scolastico e soprattutto di autostima e gratificazione nella sfera personale.
Cosa sono i DSA?
La Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (Cc-ISS, 2011) definisce i Disturbi Specifici dell’Apprendimento come “Disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.”
I DSA si riferiscono ad alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico e non sono legati a un deficit di intelligenza.
Possono coinvolgere l’abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli e assumono una denominazione specifica a seconda dell’abilità interessata:
- DISLESSIA: disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo;
- DISORTOGRAFIA: disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica;
- DISGRAFIA: disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura;
- DISCALCULIA: disturbo specifico dell’abilità di numero e calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere ed operare con i numeri.
La valutazione diagnostica: a chi rivolgersi?
La diagnosi dei DSA può essere effettuata solo dopo la fine della seconda elementare (alla fine della terza per la discalculia), ma alcuni indicatori precoci possono essere individuati anche prima di tale periodo.
Nel momento in cui la famiglia ritenga che il proprio figlio/a possa avere un DSA o nel caso in cui gli insegnanti segnalino una difficoltà specifica, il primo passo da seguire è chiedere un confronto tra famiglia e insegnanti, per comprendere al meglio la specificità dello studente e scegliere le strategie di potenziamento più adatte. Se a fronte di un’attività didattica di recupero e potenziamento non si rilevano risultati efficaci è opportuno procedere con la valutazione del disturbo specifico.
La valutazione viene svolta da un’equipe multidisciplinare composta da neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista che, attraverso colloqui e test, hanno il compito di rilevare la presenza o meno di un disturbo specifico. Solo le équipe di valutazione riconosciute e autorizzate da ATS (Agenzia di Tutela della Salute) possono produrre certificazioni valide ai fini scolastici (presso CTIF operano équipe autorizzate).
Dopo la diagnosi: quali strumenti?
Al termine della valutazione, la famiglia riceve una certificazione, valida ai fini scolastici e utile per la stesura del Piano Didattico Personalizzato (PDP): esso definisce tutti i supporti e le strategie che possono contribuire al successo scolastico degli alunni con DSA, fornisce l’indicazione degli strumenti compensativi e dispensativi attuabili per ogni materia e deve essere commisurato alle potenzialità dell’alunno. Elemento chiave per la buona riuscita del PDP è la condivisione tra tutti i soggetti coinvolti: scuola, alunno e famiglia.
Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria: ad esempio il registratore che consente all’alunno di registrare anziché scrivere gli appunti, la calcolatrice che facilita le operazioni di calcolo ed altri strumenti tecnologicamente meno evoluti quali tabelle, formulari, mappe concettuali.
Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento: ad esempio le interrogazioni programmate, l’uso del vocabolario, poter svolgere una prova su un contenuto comunque disciplinarmente significativo, ma ridotto o tempi più lunghi per le verifiche. L’adozione delle misure dispensative è valutata sulla base dell’effettiva incidenza del disturbo sulle prestazioni richieste, in modo tale da non differenziare, in ordine agli obiettivi, il percorso di apprendimento dello studente.
Supportare gli alunni con difficoltà di apprendimento, non significa esonerarli dal compito, dalla fatica scolastica, giustificarli rispetto ai compagni ma ha l’obiettivo di metterli nelle condizioni di poter affrontare l’esperienza scolastica serenamente secondo le caratteristiche e potenzialità individuali.
“Giustizia non significa dare a tutti le stesse cose, ma dare a ciascuno ciò che a lui è necessario. Per essere giusti bisogna quindi trattare diversamente” (R. Lavoie)